Domande su Firenze
Che domande fanno gli utenti su firenze e sul fiorentino ? ne risponderemo ad alcune di seguito.
DA COSA DERIVA IL GIGLIO FIORENTINO?
Per tutti i fiorentini il giglio, detto anche giaggiolo, è il nome con cui viene chiamato l’iris. Non sappiamo ancora come mai questo fiore divenne il simbolo della città toscana: in molti pensano che sia legato al fatto che l’antica colonia romana di Florentia fosse stata fondata durante i Ludii Florales in onore della dea Flora, i quali si tenevano tra il 28 aprile e il 3 maggio, periodo di fioritura di queste piante. è improbabile che i fondatori romani avessero già assegnato alla città il giglio come simbolo. Altri storici, poi, pensano che tale simbolo debba essere ricollegato al culto della Madonna, il cui fiore è appunto il giglio. A parte le varie ipotesi, tuttavia, noi sappiamo che dall’XI secolo questo fiore divenne il simbolo della nostra città, diventando anche l’insegna di quei fiorentini che parteciparono alla Prima Crociata (1096-1099).
QUANDO FIRENZE FU CAPITALE D'ITALIA?
La città di Firenze fu capitale del Regno d'Italia per un breve periodo di sei anni, dal 3 febbraio 1865 al 30 giugno 1871.
PERCHÈ SI DICE COTTO FIORENTINO?
derivante dalla specializzazione di Firenze nella lavorazione del cotto. Il capoluogo, infatti, nel periodo che va dal 1865 fino al 1870, attivò un processo di meccanizzazione della produzione del cotto, istituendo una vera e propria industria del cotto, sebbene affiancata alla produzione artigianale. Entrambe le tecniche vengono conservate tutt'oggi.
Le colline del Chianti, caratterizzate da una particolare miscela di argille, ancora oggi, consentono di produrre un cotto apprezzato sia per le pavimentazioni e i rivestimenti degli ambienti rustici, come anche quelli rivisti in chiave moderna.
COME SI CAPISCE CHE È VERAMENTE PANE TOSCANO ?
ciò che lo contraddistingue maggiormente è il fatto di essere completamente privo di sale e con un sapore della mollica leggermente acidulo.
PANINO CON INTERIORA FIORENTINO?
Sicuramente il lampredotto nel fiume Arno era possibile trovare la lampreda, un tipico pesce d’acqua dolce che, durante il Rinascimento, veniva consumato avidamente dai nobili fiorentini, nonostante fosse molto caro. Ovviamente i popolani non potevano permetterselo ma, dovendo far fronte alla fame, consumavano i prodotti di scarto delle carni trattate nei macelli che venivano venduti bolliti a buon mercato lungo le sponde dell’Arno. Ciò permetteva di raggiungere un giusto apporto proteico ad un costo ridotto. La parte del manzo che si prediligeva era l’abomaso, ovvero l’ultimo stomaco che aveva delle crespature simili alla lampreda. Da qui nasce il nome “ironico” dato dal popolo al lampredotto, il cibo dei poveri che si contrapponeva al pesce raffinato e caro della nobiltà e del clero.